Si sta molto discutendo sulla proposta di Direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici (EPBD, Energy Performance of Building Directive) approvata dal Parlamento UE il 14 marzo 2023, con la quale l’Europa alza l’asticella sull’efficienza e decarbonizzazione degli edifici.
Il cammino è ancora lungo, ma le novità introdotte hanno già creato qualche scompiglio, come quella che riguarda i sistemi di riscaldamento a combustibili fossili come il gas.
In questo senso la proposta della nuova Direttiva EPBD (che, ricordiamo, non è definitiva), include due raccomandazioni distinte. Per quanto riguarda l’installazione di nuovi impianti:
1) Gli Stati membri non devono più autorizzare l’utilizzo caldaie a combustibili fossili nei nuovi edifici o in quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti dalla data di recepimento della Direttiva;
2) Devono eliminarne gradualmente l’uso in tutti gli edifici entro il 2035 o, se non fattibile, entro il 2040.
Dalla scure della Direttiva EPBD si “salvano” i sistemi ibridi e le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili (come l’idrogeno, che noi stessi installiamo) anche in percentuali ridotte che potranno continuare ad essere venduti e installati.
La direttiva si occupa anche degli incentivi che attualmente sono concessi nei vari Paesi per l’installazione di nuovi sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. In particolare:
al più tardi dal 1° gennaio 2024 gli Stati membri non offriranno più incentivi finanziari per l’installazione di caldaie individuali che usano combustibili fossili. In sostanza, nel caso la caldaia si guastasse potrebbe non essere più disponibile nessuno sconto (Ecobonus, Bonus ristrutturazioni e Superbonus) se non per le pompe di calore “pure” e i collettori solari.
Cosa sostituirà le caldaie a gas?
Con lo stop per le caldaie a gas si apre una strada maestra per le pompe di calore, che possono essere installate in moltissimi casi: dalle nuove abitazioni unifamiliari ai condomìni, fino agli edifici dove sono presenti i tradizionali radiatori.
Il blocco agli incentivi alle caldaie va letto presumibilmente in questo senso. Essendo la pompa di calore aria-acqua una tecnologia costosa (anche 3 o 4 volte una caldaia) lo strumento politico per incentivarne l’utilizzo è quello di abbatterne il costo di investimento rispetto alla caldaia. Mantenendo l’incentivo sulle pompe di calore (ad esempio l’attuale 65%) e togliendolo sulle caldaie il costo di investimento netto per l’utente finale diventa molto simile nei due casi, a fronte a un risparmio energetico negli anni ben superiore.
Il problema della classificazione energetica
Secondo le stime dell’Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili), sul totale di 12 milioni di edifici residenziali in Italia, si tratta di circa 1,8 milioni di edifici che risulterebbero in classe G che sarebbero da riqualificare entro il 2030. A queste si devono aggiungere circa 230.000 altre tipologie di fabbricati. Sarebbe necessario un ritmo di lavoro davvero sostenuto, superiore rispetto a quanto è stato realizzato con il Superbonus che, in tre anni, ha consentito di agire sul 3,1% degli edifici residenziali italiani.
La nuova Direttiva, però, prevede diverse deroghe, oltre a consentire, per una percentuale limitata di edifici (ad esempio quelli pubblici di residenza sociale), di adeguare gli obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera.
Insomma, la strada è ancora lunga, ma è necessario iniziare a pensare ai cambiamenti energetici che coinvolgeranno tutta la comunità con l’obiettivo comune di salvaguardare l’ambiente. E noi siamo al tuo fianco: scopri i nostri servizi.